di Giulio Andreani e Angelo Tubelli
Le sopravvenienze attive generate dalla ristrutturazione dei debiti concorrono alla determinazione
dell’imponibile Irap secondo regole diverse a seconda della loro natura.
Così le Entrate con la risposta n. 104 del 19 gennaio, riferita al caso di una holding non finanziaria,
la cui base imponibile Irap è determinata aggiungendo al risultato derivante dalle regole previste
per le imprese industriali e commerciali la differenza tra gli interessi attivi e quelli passivi (questi
ultimi computati per il 96%). Infatti, anche per tali imprese assumono rilevanza Irap i componenti
positivi e negativi correlati a componenti rilevanti in periodi d’imposta precedenti o successivi.
L’agenzia ha stabilito che: a) la sopravvenienza attiva derivante dalla rinuncia ai crediti (ovvero
dalla loro conversione in azioni) relativa alla quota in linea capitale non è assimilabile agli interessi
attivi e dunque va esclusa dalla base imponibile Irap, mentre vi concorre per la quota in linea
interessi; b) la sopravvenienza attiva derivante dalla rinegoziazione (senza falcidia) del debito
bancario, iscritta in base al criterio del costo ammortizzato, rileva ai fini dell’Irap in quanto, pur
non essendo assimilabile per natura agli interessi attivi, poiché costituisce un differenziale attivo
(day one profit) correlato ai maggiori interessi passivi (rispetto a quelli negoziali) che vengono
rilevati nei periodi d’imposta successivi, i quali sono deducibili ai fini Irap. Per il medesimo motivo
deve ritenersi irrilevante ai fini Irap la sopravvenienza attiva relativa agli interessi passivi
conseguita dalle imprese industriali e commerciali, non potendo esse dedurre tali oneri ai fini del
tributo.